Il Mottarone è il nome del massiccio collinare-montuoso che divide il Lago Maggiore dal Lago d'Orta.
A livello amministrativo appartiene alle province del Verbano-Cusio-Ossola e di Novara, anche se la cima vera a propria, seppur per poche centinaia di metri, si trova sotto la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nel comune di Stresa.
Nonostante con i suoi 1492 m. sia tra le cime meno alte delle Alpi, domina un panorama spettacolare. Dalla sua vetta tondeggiante, facilmente riconoscibile anche da lontano anche per la presenza di diversi impianti di ripetizione di segnali radio-televisivi, si può godere di una vista spettacolare su ben 7 laghi. Oltre i due grandi laghi che divide, Orta e Maggiore, nelle giornate di bel tempo è possibile vedere anche il vicino Lago di Mergozzo, oltre ai laghi del Varesotto (Varese, Monate, Comabbio e Biandronno) visibili alle spalle della lunga e stretta lingua del basso Lago maggiore. Notevole anche la cornici delle montagne di fronte a lei, dalle Alpi Marittime fino al Monte Rosa.
Nelle giornate in cui il cielo è limpido è facile scorgere anche la vetta del Monviso, da cui sorge il fiume Po, e chiaramente riconoscibile per la sua vetta triangolare.
Con ogni probabilità il Mottarone deve il suo nome ad una evoluzione dal suo toponimo dialettale "Mota Rond", ovvero Monte Rotondo. Per la sua posizione a cavallo dei due laghi d'Orta e Maggiore è spesso anche soprannominato come "La Montagna dei due laghi" o anche come "La Montagna dei Milanesi" essendo stato storicamente molto visitato dai turisti milanesi, specialmente tra l'Ottocento ed i primi del Novecento).
Un tempo l'intero versante orientale della Montagna era di proprietà della famiglia Borromeo, l'influente famiglia che fino a tempi recenti era ancora proprietaria di due delle tre isole che da lei prendono il nome: le Isole Borromee. Oltre ad essere dedicata ad uno dei suoi più illustri componenti, Carlo Borromeo, il San Carlone, l'imponente statua che sorge sopra Arona.
A lanciare il Mottarone turisticamante fu un avvocato valsesiano: Orazio Spanna, conosciuto anche come il "papà" del Mottarone. Come prima cosa identificò un nome preciso e definitivo: lo battezzò Mottarone, da "meut rond". Prima di allora, infatti, c'erano una serie di incomprensioni in quanto veniva chiamato indistintamente Monterone, Mergozzolo, Margozzolo. Fu lo stesso avvocato a promuovere la costruzione di un albergo sulla vetta della montagna. Nacque così nel 1884 il Grand Hotel Mottarone. Tra gli ospiti più illustri si ricordano: Emanuele Filiberto, Vittorio Emanuele, Luigi Amedeo, Tommaso Alberto Vittorio, Isabella di Baviera, Margherita di Savoia e Maria Elisabetta.
Fino al 1911 arrivare in cima al Mottarone non era così semplice essendo accessibile da Stresa soltanto a piedi, utilizzando le vecchie mulattiere. Proprio per questo nel 1911 venne inaugurata la ferrovia a cremaliera a trazione elettrica (la prima in Italia), sostituita poi nel 1970 da una più moderna funivia che tutt'oggi in una ventina di minuti la collega con Stresa.
Nella piccola località Alpino, che sorge sulle pendici del Mottarone a circa 800 metri di altitudine, è situato il Giardino Botanico Alpinia. Istituito nel 1934, durante il periodo fascista, con il nome di Duxia. Tale balcone naturale, che si affaccia sul golfo Borromeo del Lago Maggiore, sin dalla metà del XIX secolo è diventato meta turistica per molti aristocratici ed artisti europei. Il giardino con i suoi 40.000 m² rappresenta un luogo di notevole interesse naturalistico per la sua vasta e variegata raccolta di specie botaniche: sono più di 1000 le specie di piante. Alcune specie botaniche sono di origine alpina e subalpina; altre, invece, provengono dal caucaso, dalla Cina, dal Giappone e dall'America.
Il Mottarone oltre ad essere molto apprezzato dagli appassionati di sci, anche se non più come un tempo, causa la forte concorrenza delle stazioni sciistiche dell'Ossola, è da sempre molto amata dagli amanti del ciclismo. In quattro occasioni il Giro d'Italia è transitato da qui, e specialmente la tappa del 2001, dominata e vinta da Gilberto Simoni, è tuttora un ricordo indelebile per tutti i culturi di questo sport.