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Orta San Giulio. Piazza Motta

Pubblicato : Monday, 21 January, 2019 - 19:47

 

Centro pulsante della vita ortese, è un vero e proprio salotto all'aperto affacciato sul lago. La piazza rettangolare è delimitata nei suoi lati più lunghi, da un lato, da una serie di variopinte facciate d'epoca e, dall'altro, dalla riva stessa del lago, punto di attracco per i traghetti verso l'isola. Molto piacevole godersi la vista del lago e delle montagne circostanti, con l'isola che svetta in primissimo piano, comodamente seduti sulle panchine riparate dall'ombra di grossi alberi. Nell'angolo a nord sorge il palazzo della Comunità, uno stupendo broletto del XVI secolo.

 

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Ricette novaresi: Risotto al Gorgonzola

Pubblicato : Wednesday, 4 April, 2018 - 15:50

 

INGREDIENTS

300 gr. Carnaroli rice  •  1 Cureggio and Fontaneto Blond Onion  •  1 glass white wine  •  4 ladles vegetable broth  •  150 gr. spicy Gorgonzola cheese  •  1 knob butter

 

Preparation:

Chop the onion and brown it in butter. Add the rice and toast in then pour the white wine and let it evaporate. Cream with the Gorgonzola cheese and let it cook for 15 minutes, add little by little the broth you will have already prepared with carrot, the onion, the celery and salt. Let the rice rest for 4 minutes then cream it with the butter. Serve with a thin slice of spicy Gorgonzola.

 

San Gaudenzio, la storia sotto la Cupola

Pubblicato : Tuesday, 27 March, 2018 - 18:42

Stavi cercando qualche informazione in più sulla Cupola di San Gaudenzio? Ecco il linkhttp://lecollinedimaggiora.com/it/san-gaudenzio-la-cupola-di-novara

 

Difficile, se non difficilissimo, parlare di San Gaudenzio di Novara senza associarlo direttamente alla celeberrima Cupola. Eppure la basilica di San Gaudenzio ha una storia che precede di circa 3 secoli quella della sua stessa Cupola, che non verrà ideata, ma soprattutto realizzata, prima della seconda metà dell'Ottocento. Una chiesa dedicata al santo novarese (primo vescovo di Novara nel 400 d.C.) esisteva già a partire dall'anno 841. Questa però sorgeva in posizione differente dall'attuale e, trovandosi fuori dalle mura cittadine, a metà del Cinquecento fu definitivamente distrutta. Tra il 1552 e il 1552 gli spagnoli decisero di trasformare Novara in una piattaforma militare e, a tale scopo, distrussero tutti gli edifici fuori dalle mura, inclusa la prima chiesa di San Gaudenzio.

Dopo che la città scampò miracolosamente alla gravissima epidemia di peste del 1576, si decise di ricostruire la Basilica, questa volta nel centro cittadino, nel punto più elevato della città. Qui sorgeva una precedente chiesa, dedicata a San Vincenzo, che venne distrutta per far luogo alla nuova chiesa. Il progetto fu affidato ad uno dei migliori architetti dei tempi, e uomo di fiducia di San Carlo Borromeo: Pellegrino Tibaldi.  La prima pietra viene posata nel 1577, ma serviranno circa 80 anni per completare la chiesa nelle sue strutture fondamentali. Le difficoltà economiche sempre crescenti rallenteranno notevolmente i lavori. Per raccogliere i fondi necessari sarà necessario fare più volte ricorso all'arbitrio del sesino: un'imposta per ogni libbra di carne non bovina acquistata in città.

Nel 1659, per dirsi completa, mancava solo una degna sistemazione delle reliquie del santo patrono. Questo avverrà tra il 1674 e il 1710, con la costruzione dello Scurolo, uno scrigno di marmi e bronzi nel quale viene posta l'urna di San Gaudenzio. Il solenne trasporto delle reliquie avvenne nel 1711 con una grandiosa processione per le vie della città. La devozione dei novaresi verso il loro patrono è ancora oggi molto forte, e ogni anno si rinnova con le celebrazioni che iniziano il 21 gennaio dell'Apertura dello Scurolo, mentre il 22, giorno della festa patronale, un lungo corteo percorre le vie e le piazze che collegano il Duomo alla basilica.

 

San Gaudenzio, la Cupola di Novara

Pubblicato : Sunday, 18 March, 2018 - 14:50

Vorresti sapere la storia della Basilica prima della costruzione della Cupola? Ecco il link: http://lecollinedimaggiora.com/it/san-gaudenzio-la-storia-sotto-la-cupola

 

Ogni città ha il suo monumento simbolo e, senza ombra di dubbio, il ruolo indiscusso di emblema di Novara spetta alla Cupola di San Gaudenzio. Entrando in città, sono molteplici i punti da cui si potrà ammirare la Cupola troneggiare benevola su Novara. Per ironia della sorte, il monumentale edificio è spesso più visibile da lontano rispetto alle vie del centro storico della città, sorgendo non già in una grande piazza o in un'ampia arteria cittadina, ma piuttosto in una stretta via.

La Basilica fu consacrata già a fine Cinquecento, anche se in realtà i primi lavori procedettero a rilento per oltre un secolo, a causa delle continue guerre e pestilenze. L'idea di un coronamento monumentale era ormai nell'aria da molto, ma solo nel 1825 si ebbero le condizioni ideali (specie economicamente) per un grandioso progetto. Nel 1840 la realizzazione venne commissionata all'architetto Alessandro Antonelli, che un paio di decenni più tardi creerà la sua opera più famosa: la Mole Antonelliana di Torino. Oltre alla costruzione della cupola gli viene commissionata anche il rifacimento della facciata; questo secondo punto però non verrà mai completato e verrà realizzata solo la porta in noce con rosoni e teste in ferro fuso.

In anni in cui stava prendendo piede l'architettura del ferro, Antonelli fa la scelta opposta: 2046 metri cubi di mattoni di provenienza esclusivamente locale. L'opera pesa 5572 tonnellate, esclusi gli arconi. L'impresa costituisce un unicum nella storia dell'architettura mondiale, e rappresenta una delle strutture più ardite dell'epoca. L'esterno della struttura è scandito da una geometria di vuoti e di pieni e da due colonnati che contribuiscono a dare la sensazione di ancora maggior slancio; si riesce inoltre ad intuire la successione di cerchi che compone la struttura e che gradualmente sale verso il cielo. La cupola è sostenuta da quattro copie di archi di muratura che vanno vanno ad innestarsi sui pilastroni d'angolo del presbiterio tardo-cinquecentesco.

Nonostante i lavori siano durati quasi 50 anni, completandosi ufficialmente nel 1887, l'opera non fu mai completata; nelle intenzioni dell'architetto la seconda cupola interna, che oggi appare bianca, sarebbe dovuta essere decorata con una serie di affreschi visibili dal basso. Analogamente anche i colonnati esterni dovevano essere arricchiti da una serie di statue.

In ogni caso la cupola è da allora vanto e orgoglio per tutti i novaresi, che l'hanno idealmente eletta a simbolo della città.

 

Ricette novaresi: Paniscia alla novarese

Pubblicato : Sunday, 11 March, 2018 - 13:43

 

INGREDIENTI

300 g. di riso di qualità superiore (Baldo o Carnaroli)  •  50 g. di mortadella di fegato  •  50 g. di cotenne di maiale  •  1/2 Cipolla bionda di Cureggio e Fontaneto  •  1 bicchiere di vino rosso corposo  •  brodo per bagnare il riso  •  1/2 verza  •  120 g. di fagioli secchi  •  1 gambo di sedano  •  1 carota  •  1 porro

 

Preparazione:

La sera prima mettere in ammollo i fagioli con le cotenne di maiale. In una pentola mettere i fagioli, le cotenne e 2 litri di acqua, con un trito di sedano, carota e porro; a metà cottura aggiungere la verza tagliata a listarelle, salare vil broso con moderazione. Preparare il fondo della paniscia tritando finemente la mortadella, il lardo e la cipolla, far rosolare con poco olio, aggiungere il riso, tostare, bagnare con il vino rosso, far evaporare e poi procedere come un normale risotto bagnando con il brodo contenente tutte le verdure, in cottura aggiungere anche le cotenne. Portare a fine cottura e servire con una macinata di pepe fresco.

 

San Carlone di Arona, storia di un Sacro Monte mai realizzato

Pubblicato : Sunday, 4 March, 2018 - 20:43

Prima di iniziare a leggere l'articolo vuoi sapere cos'è il Colosso di San Carlo Borromeo? Ecco il link: http://lecollinedimaggiora.com/it/san-carlone-il-gigante-di-arona

 

Quando si ammira l'imponenza del San Carlone difficilmente ci si ferma a pensare alla sua storia e, non stupisce quindi che, in pochi sono a conoscenza che il progetto originale era molto differente da ciò che è arrivato ai giorni nostri.

Carlo Borromeo nacque il 1538 nel castello che sorgeva sulla Rocca di Arona, che sarebbe stato distrutto quasi tre secoli più tardi, da Napoleone. Oggi è considerato uno dei massimi riformatori della Chiesa cattolica del suo secolo, insieme a Sant'Ignazio di Loyola, nonchè anima e guida della Controriforma. Non stupisce quindi che nel 1610, solo 25 anni dopo la sua morte, venne proclamato Santo.

Suo cugino, Federico Borromeo, il cardinale di cui si parla anche nei “Promessi Sposi” e divenuto nel 1595 suo successore come Arcivescovo di Milano, volle che in Arona sorgesse un “Sacro Monte” che ne celebrasse l’eccezionale grandezza.
L’impresa del Sacro Monte aronese si inquadra nelle analoghe iniziative sorte nel clima religioso del Cinque e del Seicento, e che hanno lasciato notevoli testimonianze soprattutto a Varallo, Orta e Varese. Ed il progetto originale era davvero qualcosa di ambizioso e grandioso: quindici cappelle che salendo dal lago fino all’attuale piazza, narrassero visivamente per mezzo di statue e di affreschi gli avvenimenti più importanti della vita del Santo più altre quindici minori. Come coronamento finale di questo magnifico percorso, posti in cima alla colline alle spalle della Rocca, dovevano trovarsi infine la Chiesa e il Colosso.
L’idea del Sacro Monte ad Arona fu dell’oblato Marco Aurelio Grattarola, che intorno alla fine del 1612 la illustrava al Cardinal Federico Borromeo. Accolta senza riserve, già nel 1614 lo stesso Borromeo vi poneva la prima pietra nell’edificazione della chiesa, affidando prima il progetto generale dell’impresa a Francesco Maria Richini, e poi nel 1632 all’architetto Crivello.
Grazie a collette, legati, offerte di enti religiosi e di privati, i fondi furono piuttosto copiosi e nel volgere di pochi anni i lavori progredirono notevolmente. I problemi iniziarono solo in un secondo tempo. Proprio nel momento in cui la fabbrica stava prendendo slancio il Grattarola, sulle cui spalle gravava l’impresa venne a morire. La sua scomparsa, insieme con quelle del Cardinal Federico e del progettista del colosso, Giovan Battista Crespi detto il Cerano (architetto della Fabbrica del Duomo di Milano), causò la sospensione di ogni attività. Non fu estraneo il concomitante sopravvenire in quegli anni di guerre e pestilenze.
Nel 1642 quattro cappelle potevano ritenersi compiute ed altrettante a buon punto, mentre delle rimanenti erano cominciate le fondamenta e qualche braccio di muro. Attualmente ne sono conservate tre nella loro struttura architettonica. La prima è dedicata alla nascita di Carlo Borromeo, la seconda è dedicata alla rinuncia dei beni e al titolo e la terza appartenente all’undicesima cappella del progetto devozionale del Sacro Monte è dedicata all’istituzione della congregazione religiosa degli oblati.
Il colosso invece era ricoverato, a pezzi, nella chiesa e passerà ancora mezzo secolo prima che possa arrivarne la conclusione. Questo avvenne solo nel 1698, dopo che vi ebbero messo mano il pavese Siro Zanella e Bernardo Falconi di Lugano.
La situazione generale del Sacro Monte resterà immutata per quel che concerne le Cappelle, mentre sarà invece completata la Chiesa Maggiore su un progetto senza firma, che con tutta probabilità ricalca il primitivo disegno del Richini. Il tempio, al quale si accede da una duplice scala sui due lati, è a pianta circolare a navata unica, sovrastato da una cupola nella sua parte destinata alle funzioni. Nella volta è posto un grande affresco raffigurante la gloria di San Carlo. L’altare è di stile barocco, sul fondo della cappella una cornice con ornamenti floreali racchiude la pala che raffigura San Carlo in contemplazione. Ai lati dell’altar maggiore si diparte un anello di corridoio che circonda la cosiddetta “Camera dei Tre Laghi”, ricostruzione della stanza del castello della Rocca dove nacque il Borromeo.

 

 

San Carlone, il gigante di Arona

Pubblicato : Monday, 26 February, 2018 - 16:01

Vuoi sapere qualcosa di più sulla storia del San Carlone? Ecco il link: http://lecollinedimaggiora.com/it/san-carlone-di-arona-storia-di-un-sacr...

 

Camminando per la prima volta nel "Budello" di Arona, la stretta via del centro cittadino, non si penserebbe che, riparato dietro ad una collina, esista un gigante che veglia sulla città.

Il colosso di San Carlo Borromeo, detto anche più comunemente San Carlone, spicca in tutta la sua grandezza sulla collina a fianco della Rocca di Arona. Con i suoi 11,70 metri di piedistallo e e 23,40 metri di statua, misura complessivamente oltre 35 metri d'altezza. Dimensione che gli conferisce il prestigio d'essere la statua visitabile dall'interno più grande d'Europa (e la statua più grande in Italia in assoluto), e la seconda al mondo, alle spalle della sola Statua della Libertà.

Infatti una volta saliti sulla cima del piedistallo, si può visitare dall'interno il San Carlone, grazie prima ad alcuni gradini a chiocciola, ed in seguito ad una lunga e ripida scala alla marinara dotata di protezioni. Dalla testa del Santo si può godere di una fantastica vista sui dintorni e sul lago, guardando all'esterno grazie alcuni fori in corrispondenza di occhi, narici ed orecchie. Inoltre all'altezza delle spalle si aprono due finestre che permettono di godersi completamente il panorama circostante.

A volere la costruzione della possente statua fu il cugino di San Carlo, Federico Borromeo, il "cardinale" di cui si parla nei Promessi Sposi. In realtà il progetto che aveva in mente era molto più ambizioso: la statua doveva trovarsi alla fine di un percorso devozionale diviso in 15 cappelle dedicate alla vita del santo. Tuttavia il progetto del sacro Monte non venne mai interamente realizzato, e ad oggi rimangono visibili solo 3 cappelle. Tuttavia la statua colossale, che poi doveva rappresentare il pezzo forte, venne comunque costruita e conclusa nel 1698.

Il disegno fu di Giovanni Battista Crespi, detto "il Cerano" mentre gli scultori che la realizzarono furono Siro Zanella e Bernardo Falconi.

Notevole è il significato di questa imponente e maestosa statua che rende omaggio al beneamato Santo, rappresentandone il "gigantismo" nella fede. San Carlo sembra accogliere la gente con aria benevola e allo stesso tempo severa; con la testa leggermente china, il Santo benedice la sua città natale alzando la mano destra, mentre la mano sinistra regge il grosso codice degli atti della chiesa milanese. L’ossatura portante è composta da blocchi di pietra di Angera, mentre la statua è realizzata in lastre di rame battute a martello ed unite tra loro da chiodi e tiranti di ferro.

Grazie alla sua imponenza, per i tempi assolutamente avveniristica, fu insieme al Colosso di Rodi una delle due fonti di ispirazione per Eiffel e Bartholdi nella costruzione della Statua della Libertà.

Prima di concludere la visita è giusto dedicare ancora qualche minuto alla chiesa dedicata al Santo che si erge pochi metri più in là. Questo maestoso e sobrio edificio barocco del XVII secolo si compone di due parti, la prima dedicata alle funzioni, ed una seconda che racchiude la "Camera dei Tre Laghi", una ricostruzione della camera in cui nacque San Carlo Borromeo nel castello della Rocca di Arona. Ai lati dell'altare sono custodite le reliquie del Santo.

 

Villa Caccia

Pubblicato : Monday, 30 October, 2017 - 13:27

 

La ricchezza artistica ed archittetonica della nostra Italia è nota in tutto il mondo. Non vi è quindi da meravigliarsi se spesso alcune di queste bellezze restino quasi nascoste all'occhio del turista, pressoché sconosciute alle ondate del turismo di massa, e troppo spesso dimenticate anche da chi sul territorio ci vive quotidianamente.

Possiamo far rientrare in tale elenco la bella Villa Caccia, a Romagnano Sesia. Questa villa storica è opera dell'architetto Antonelli, famoso per le realizzazione della Mole Antonelliana a Torino, ma anche per la Basilica di San Gaudenzio a Novara ed il santuario di Boca. Costruita tra il 1842 e il 1844 fu realizzata seguendo le direttive delle Ville palladiane cinquecentesco ma, al contempo, salvando il più possibile del preesistente convento cappuccino.

Il risultato è qualcosa di monumentale: la facciata principale, racchiusa entro la corte, si presenta come un poderoso edificio quadrangolare scandito da finestre di stile ottocentesco piemontese, ingentilite da lesene ioniche che si affiancano a ciascuna apertura. Sul retro, invece, la facciata è ribassata a due soli piani ed ingentilita da un doppio porticato sovrastato da un timpano di stampo neoclassico. La bianca luminosità dell'edificio risalta tra la vegetazione di alberi secolari del Parco, che con i suoi 23.000 metri quadrati di alberi secolari, è stato dichiarato Giardino Botanico di Interesse Regionale.

E' sufficiente un colpo d'occhio per comprendere perché l'edificio venne costruito proprio qui, adagiata sul poggio Monte Cucco, e in posizione elevata rispetto alla cittadina di Romagnano Sesia. Dalla sua posizione domina infatti l'imbocco della Valsesia, consentendo verso nord la vista del massiccio del Monte Rosa e a sud una panoramica sulle colline e la pianura della "bassa" novarese.

Villa Caccia fino gli anni '50 restò di proprietà dei Caccia di Romentino, che la idearono come residenza di campagna. Oggi invece è sede del Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia, dov'è possibile fare un viaggio attraverso la storia, le tradizioni e la cultura materiale di Romagnano Sesia e del territorio circostante.